Quasi tutti i paesi che hanno risposto hanno sottolineato che la carenza di farmaci causa grande disagio ai pazienti (96%) e che l'interruzione dei trattamenti (80% dei paesi) e l'aumento dei costi di partecipazione, come risultato di alternative più costose/non rimborsate (57%), sono percepite come conseguenze negative comuni della carenza di farmaci sui pazienti.
La sostituzione con il farmaco equivalente (80% dei paesi), l'importazione del medicinale da un paese in cui è disponibile (50%) e l'approvvigionamento dello stesso medicinale da fonti alternative autorizzate, come altre farmacie, (46%) sono le soluzioni fornite nella maggior parte dei paesi europei in caso di carenza. Tuttavia, alcune di queste sono soggette a restrizioni e possono essere macchinose e richiedere molto tempo. E’ stato valutato anche il tempo che il personale della farmacia deve dedicare alla gestione della carenza di medicinali, che risulta in media di 6,3 ore settimanali.
Il presidente della PGEU Alain Delgutte ha commentato: “I risultati del 2020 mostrano la continua elevata incidenza della carenza di farmaci in Europa e il loro impatto quotidiano e gravoso sui pazienti e sulla pratica farmaceutica. La pandemia COVID-19 ha reso il pubblico consapevole della vulnerabilità delle catene di approvvigionamento di medicinali e apparecchiature mediche, un problema strutturale che le farmacie devono affrontare già da oltre un decennio. I farmacisti comunitari hanno fatto tutto quanto in loro potere per prevenire un ulteriore peggioramento delle carenze e in diversi paesi europei sono stati anche autorizzati con successo a svolgere questo ruolo dalle loro autorità. Ci auguriamo sinceramente che la maggiore attenzione dei responsabili politici a questo fenomeno ci consentirà di segnalare progressi più positivi nei prossimi anni e di portare finalmente soluzioni significative ai pazienti e agli operatori sanitari di tutta Europa”.